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CORRIERE FINANZA ITALIA DEFICIT/PIL FUORI CONTROLLO SE OLTRE 8% IN ITALIA SALTO IL BANCO,RECESSIONE CADUTA DI PIAZZA AFFARI E COLLASSO DEL MERCATO IMMOBILIARE

Londra 20 settembre 2023 by Carlo Malmenati

In Italia nel 2024 salterà il banco con il deficit/pil sopra al 7% potrebbero verificarsi segni di dissestro strutturale del sistema finanziario e condurre lo Stato italiano al default con il conseguente crollo del mercato azionario e il collasso di quello immobiliare.

In attesa del varo della Nadef il 27 settembre, la Nota di aggiornamento al Def (Documento di economia e finanza), gli analisti di Barclays e di Competere.EU fanno il punto della situazione sull’Italia e sul debito pubblico. Anche perché i tassi hanno raggiunto il 4% dopo il decimo rialzo della Bce a settembre e oggi il debito costa decisamente di più rispetto a un anno fa.

Nel frattempo, lo spread Btp/Bund scende a 178 punti, con il Btp decennale che vede il rendimento calare dal 4,51% di avvio di giornata al 4,48%. E pensare che a luglio 2022, quando il costo del denaro era ancora a zero, il titolo italiano decennale rendeva lo 0,55% circa.

Gli esperti della banca inglese si aspettano un disavanzo più elevato quest’anno e vedono «rischi al rialzo per le previsioni relative al 2024». Anche se ritengono che il governo «manterrà un approccio prudente riguardo al bilancio del prossimo anno», prevedono un «aumento del rapporto debito/Pil nel 2024. Possibili riduzioni richiederebbero una crescita elevata o una politica fiscale più restrittiva».

 

E quindi Barclays rivede la previsione del deficit per il 2023 al 5% (dal precedente 4,7% del Pil) e si aspetta rischi al rialzo sulla previsione del 4% per il 2024. Questi dati sono superiori all’ultima base di riferimento del governo del 4,5% e 3,7% rispettivamente per il 2023 e il 2024.

 

La revisione delle previsioni al 2023 è in linea con «quanto indicato dai media su un possibile cambiamento dell'obiettivo del governo e fa il punto sull'utilizzo ancora elevato degli incentivi all'edilizia (Superbonus 110%), nonostante le modifiche apportate al provvedimento in precedenza nell'anno», scrivono gli esperti.

 

Da inizio anno, sottolinea Barclays, «anche il deficit di cassa del governo è insolitamente elevato. I rischi al rialzo sulle previsioni per il 2024 derivano da misure fiscali potenzialmente non finanziate. La stampa ha riportato circa 30 miliardi di euro di misure potenziali, ad esempio una riduzione del cuneo fiscale e un aumento delle pensioni e della spesa sanitaria, per le quali sono stati trovati fondi solo circa 10 miliardi di euro», ragionano gli analisti.

 

Barclays ritiene che alla fine il governo sceglierà un «approccio prudente e identificherà compensazioni sufficienti oppure rinuncerà ad alcune delle sue promesse». Tuttavia, il processo di bilancio, attualmente nella sua fase iniziale, «sarà probabilmente caratterizzato da incertezza e volatilità».

 

Il contesto di una «politica che tende verso un allentamento (piuttosto che un inasprimento) e di un’economia in rallentamento renderà difficile la riduzione del debito nel prossimo anno: per riportare il rapporto debito/Pil saranno necessari un’elevata crescita nominale, un consistente avanzo primario o una combinazione dei due», ragionano gli analisti.

 

Barclays considera tutto ciò «un percorso complesso e, nello scenario di base», prevede che il «rapporto debito/Pil sarà pari a circa il 145% nel 2024, leggermente superiore a quello del 2022».

Secondo Roberto Race Segretario Generale di Competere.EU, osservatorio macroeconomico sull'andamento dell'economia italiana, «da quando il 16 agosto abbiamo realizzato la precedente nota congiunturale, i dati qualitativi e quantitativi diffusi da diversi istituti hanno confermato il deterioramento del contesto economico italiano» all’interno di uno scenario che, anche a livello internazionale, mostra segnali di ulteriore rallentamento. Anche i principali previsori come Confindustria, Banca d’Italia e il governo stesso stanno prendendo atto del mutamento di contesto rivedendo al ribasso le proprie stime di crescita, «ad oggi molto ottimistiche», nota Race.

 

Sono diversi i fattori che incidono: «si sono accentuati gli scricchiolii del dragone cinese a causa della crisi del settore immobiliare e delle tensioni geopolitiche che accentuano un rallentamento globale in corso anche per gli aumenti dei tassi (sia Fed che Bce hanno alzato di un quarto di punto i tassi di riferimento) i cui effetti sulla domanda sono già evidenti, soprattutto in Europa». Inoltre, nel Vecchio Continente, la Germania si sta rivelando il malato d’Europa, per effetto dei forti legami con la Cina, in particolare sul settore automotive che sta risentendo più di altri della svolta green. «L’Italia non è esente da questo contagio poiché è il principale fornitore dell’economia tedesca per componenti di auto», ragiona Race.

 

Secondo cui il governo non può non tener conto di questi fattori nella prossima manovra finanziaria, «la quale dovrà considerare anche i circa 30 miliardi di Superbonus che andranno a incrementare di circa 1,5 punti la dinamica del deficit, portandola al 6% (o sopra), rispetto a quanto considerato nel Def in aprile (4,5%)», conclude Race. 

 


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