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MEDIORIENTE .BARACK OBAMA "UN NUOVO INIZIO CON L'ISLAM". MA NELLE PAROLE NON C'E' L'URLO DEL CUORE DEGLI SCHIAVI D'AMERICA.

Il Cairo 4 Giugno 2009 (Corsera.it) di Matteo Corsini

Manca qualcosa a questo giovane Presidente nero americano Barack Obama,nelle sue parole non si ascolta il ruggito del cuore,dei suoi antenati schiavi d'America.Le sue parole volano pulite,non si increspano come le onde del mare sulla scogliera,non ci sono lamenti,non si percepisce l'odore della carne bruciata,non c'è lo sguardo intenso di chi soffre e difende la sua vita e la sua liberta'.Barack Obama non corre braccato inseguito da una muta di cani,Barack Obama non urla la disperazione del mondo,le sue budella non si attorcigliano sul corpo di una madre ammazzata.Le sue parole suonano....

.....bianche al cuore dei musulmani del mondo,non c'è quel moto di ribellion e di equità e giustizia che chiedono i popoli del mondo ad una grande nazione.Le sue parole suonano come una lenzioncina del Professore di Harvard piena di buone intenzione,ma per convincere gli uomini mostri le sue cicatrici,sommerga il suo viso di quelle lacrime amare che i suoi antenati hanno dovuto cacciarsi in gola,frustati e imbarcati per luoghi lontani.E' stato strappato dalla sua terra natia,ma non c'è ombra di quell'immane dolore nelle sue parole e nei suoi gesti.Non c'è il vigore del tempo e del mare,non c'è l'anima di Dio che parla al cuore degli uomini,non c'è quella mano sudata e tagliata,bruciata,rovinata,che ha raccolto i propri figli da sotto le macerie della guerra o di un' esplosione.Come fa Barack Obama a parlare al mondo dei musulmani,ai palestinesi,ai dannati della vita se non si spoglia di quella sua camicia bianca e si tende indietro,entrando nel suo grande cimitero dei morti,dove ancora sentiamo bene i suoi antenati che cantano e parlano,come la verità e la giustizia della storia? E' impregnato di sè Barack Obama,non ha l'odore del caldo,della sofferenza,non c'è pietà per l'amore.

Barack Obama personalità fragile,assomiglia sempre di più allo studente di College americano,non puzza di rancido,non è un uomo che viene dal marciapiede,la sua linea d'orizzonte è quella dell'intellettuale,non ha parole che sanno di sudore e di sangue,intorno a lui non si vedono le figure sbiadite dei suoi antenati schiavi del tempo,ecco perchè il sogno del primo Presidente Americano nero si spegne giorno per giorno e non fa piangere i cuori del mondo.

Non emoziona Barack Obama,sembra un carosello finto e i suoi discorsi non puzzano di pesce dei mercati rionali,non hanno la pece nelle mani,la fuliggine negli occhi.Non sa di nulla Barack Obama,al contrario ha l'andamento informe dello studente di college americano,del sapientone o saputino,i suoi occhi non hanno mai visto il buio e la paura e non parlano al cuore.I suoi speachwriters sono divi delle università,ma le scarpe non si sono mai calpestate tra loro,arguzia,concorrenza,corpo a corpo,non sanno neanche cosa sia.Il bell' Obama Presidente degli americani immaginava di poter essere ...

...l'eroe di una nuova era politica,di una riconciliazione planetaria .Ii suoi discorsi sono pieni di buoni intenti e anche di qualche suggestivo argomento,ma è roba prevista,edulcorata,studiata a tavolino.Non c'è anima dentro e fuori,intorno a lui brilla l'opulenza dell'America puritana che adesso fa i conti con la sconfitta politica delle invasioni militari volute dal Presidente americano George W. Bush.Ma non c'è coerenza,forza,energia,volontà ,nelle parole che camminano stanche,non si incuneano tra la gente,non fanno spalancare il cuore,non parlano al vento non si diffondono nel deserto.Sono violette,come quelle che la moglie Michelle coltiva alla Casa Bianca.Ci vuole profondità,ci vuole il terrore del buio,servono le sigarette spente tra le dita delle mani dei lavapiatti egiziani in giro per il mondo,quando ritagliano il tempo per dormire nei tre turni di lavoro al giorno.Dov'è la puzza Mr Obama della sua vita? Dov'è il fuoco dei suoi avi schiavi neri americani che sulle spalle hanno costruito l'America,dove sono quelle scarpe rotte,quel passo incerto e il tintinnio delle catene?Dove sta quell'anima profonda che lei dovrebbe far sentire al cuore dei musulmani del mondo? Dove sta quell'anima fatta di pietra che suona,canta,rinvigorisce anche l'uomo più dannato della terra? Dove sono le ali che volano sopra gli uomini? Le sue sono parole di buoni propositi,il compito in classe del ragazzo prodigio,quello che ti guarda dall'alto,superiore in tutto,ma che non sà dove sono i vicoli bui dove la gente è stata cacciata,vive,fatica,cerca di trovare l'angolo asciutto per trascorrervi sopra l'ultima ora della sua giornata.

 

 

Altra fonte Il Corriere della Sera.MILANO - «Tutti i popoli del mondo possono vivere in pace tra loro. E' questo il disegno di Dio». Barack Obama lo ha detto chiaramente, in conclusione del suo atteso discorso all'università del Cairo, citando brani del Corano, del Talmud, della Bibbia. E lo ha ribadito più volte nel corso di un intervento durato circa un'ora nel corso del quale ha raccolto tanti applausi e qualche fischio e ha gettato le basi per quello che lui stesso ha definito un «nuovo inizio» nei rapporti tra l'Occidente e il mondo islamico. Deciso ad invertire la tendenza e a spegnere le tensioni che si sono accumulate negli otto anni dell'amministrazione Bush, Obama ha parlato della necessità di superare la questione israelo-palestinese con la creazione di due stati sovrani e indipendenti; ha aperto spiragli all'eventualità che l'Iran sviluppi programmi nucleari per scopi civili; e ha confermato che gli Stati Uniti non hanno alcuna intenzione di colonizzare Afghanistan e Iraq, insediandovi proprie basi militari. Tutt'altro: entro il 2012, ha annunciato il presidente americano, sarà completato il ritiro delle truppe dall'Iraq, ponendo fine ad un intervento militare che lo stesso Obama giudica ora negativamente. «La paura - ha detto - dopo l'11 settembre ci ha portato ad agire anche contro i nostri ideali».

UN NUOVO INIZIO - «Sono qui per cercare un nuovo inizio - ha detto Obama esordendo sul palco dell'università -. Dobbiamo fare uno sforzo per rispettarci a vicenda. Non siamo in contrapposizione, possiamo arricchirci a vicenda. Certi cambiamenti non avvengono in un giorno, ma dobbiamo provarci». «Gli eventi in Iraq - ha detto ancora Obama che all'inizio del discorso ha citato anche il colonialismo, la guerra fredda e la globalizzazione come cause di divisione dell'Islam e dell'Occidente - hanno ricordato all'America la necessità di usare la diplomazia e creare consenso internazionale per risolvere i nostri problemi ogni volta che è possibile».

 

«NIENTE STEREOTIPI» - Obama ha poi sottolineato la necessità di superare gli stereotipi: quelli dell'Occidente nei confronti dell'Islam, ma anche quelli nei confronti dell'America. «Perché siamo una società che nasce dalla ribellione ad un impero - ha detto il presidente Usa -, una nazione in cui tutti hanno la possibilità di realizzare se stessi. C'è un pezzo di mondo musulmano in America e noi abbiamo sempre fatto di tutto per difenderne le prerogative e i diritti. In ognuno dei nostri Stati, ad esempio, c'è una moschea».

AFGHANISTAN E IRAQ - Obama ha però messo alcuni punti fermi. Ad esempio la lotta al terrorismo, giudicata inevitabile. E la netta distinzione tra la caccia agli estremismi e una guerra all'Islam che non c'è. L'intervento militare in Afghanistan, ha detto, è stato inevitabile. Diversamente quello in Iraq, «che è stata una scelta» e che «è stato contestato anche nel nostro Paese». E' molto meglio oggi la vita senza Saddam Hussein, ha sottolineato Obama, ma ha anche ribadito la necessità di un Iraq libero che vada avanti con le proprie gambe e per questo gli Usa ritireranno tutte le truppe entro il 2012, senza lasciare nel Paese alcuna base militare.

«LA QUESTIONE PALESTINESE» - Obama ha poi parlato della necessità di superare la violenza del conflitto mediorientale. Israele, ha detto il capo della Casa Bianca, deve accettare l'esistenza di uno stato palestinese e viceversa Hamas deve riconoscere l'esistenza di Israele. «Ci sono già state troppe lacrime» ha detto Obama. Il presidente Usa ha poi contestato apertamente, in un passaggio sottolineato dagli applausi, la necessità che Gerusalemme interrompa la politica degli insediamenti. E ha ricordato le difficoltà della vita nei campi profughi e nelle zone occupate dall'esercito israeliano. Ma ha esortato i palestinesi ad interrompere da subito la violenza: «Lanciare razzi che uccidono bambini che dormono o donne che salgono su un autobus non è segno di potere». Insomma, la soluzione che prevede due Stati per due popoli e «l'unica soluzione». Tutti noi, ha ribadito Obama, dobbiamo lavorare per il giorno in cui Gerusalemme «sará il luogo dove tutti i figli di Abramo potranno mescolarsi in pace».

«SI' AL NUCLEARE PACIFICO» - Obama ha anche detto che nessuna nazione dovrebbe interferire sulle scelte energetiche degli altri. «L'Iran - ha precisato - dovrebbe avere accesso al nucleare pacifico, ma deve aderire al Trattato di non-proliferazione». Il confronto sul controverso programma nucleare iraniano è in ogni caso «a una svolta decisiva». Washington, ha spiegato Obama, è pronta ad «andar avanti senza condizioni preliminari». Un approccio che aiuterà a prevenire una corsa agli armamenti nucleari in Medio Oriente. Ma la Casa Bianca, ha chiarito il presidente, procederà al contempo con coraggio, rettitudine e risolutezza nei confronti della repubblica islamica. Obama ha riconosciuto il ruolo degli Stati Uniti lo scorso secolo nella destituzione del governo iraniano democraticamente eletto e che sarà difficile superare decenni di sfiducia.

RELIGIONE E DIRITTI DELLE DONNE - Tra gli altri punti toccati dal capo della Casa Bianca, vi sono la necessità di lavorare per una sempre maggiore estensione dei diritti civili e per la parità tra uomo e donna, per la libertà religiosa in ogni parte del mondo e per fare sì che lo sviluppo economico e la globalizzazione creino opportunità ovunque, e non siano al contrario causa di problemi.

LA VISITA LAMPO - La capitale egiziana è stata blindata per l'arrivo di Obama, che vi si trattiene soltanto fino al primo pomeriggio. Nel corso della sua permanenza in Egitto, prima dell'intervento all'università, il presidente americano ha avuto modo anche di incontrare per un faccia a faccia a porte chiuse il presidente egiziano Hosni Mubarak e per una visita alla moschea del sultano Hassan, all’università e alle piramidi. In serata il presidente statunitense lascerà il Medio-Oriente per raggiungere l’Europa. Nella giornata di venerdì visiterà il campo di concentramento di Buchenwald, in Germania, e sabato parteciperà al 65esimo anniversario dello sbarco in Normandia delle forze alleate contro la Germania nazista.



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