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CORSERA.IT CORTINA GRAND HOTEL MIRAMONTI ZANCHETTA PRECEDENTE RACCAPRICCIANTE INCENDIO HOTEL MAJONI,LA TRAGEDIA SFIORATA 80 OSPITI VIVI PER MIRACOLO

Cortina d'Ampezzo 29 gennaio 2023  by Peter Uller Udine indipendent blogger 

Gruppo Zanchetta Grand Hotel Miramonti e hotel Majoni, due hotel di proprietà della stessa famiglia. Oggi si ripete cosa accadde alcuni anni addietro, la carenza delle misure antincendio oggi ha provocato la sospensione della licenza alberghiera e ieri per un incendio non rilevato si sfiorò la tragedia con oltre 80 ospiti chiusi nelle loro camere, perchè l'incendio aveva sviluppato un fumo così denso ed acre da impedire alle persone di poter fuggire dalla unica via di fuga rappresentata da una scala. Nelle cronache di quei giorni, emerse che la porta principale d'ingresso dell'hotel Majoni era fatta interamente di legno e se non fosse stato per il pronto intervento dei VVF di Cortina, decine di ,persone sarebbero morte bruciate vive o soffocate dai gas velenosi dell'incendio. Quella è storia oggi ci sono dei fatti che ci dicono che nulla si è imparato da quella vicenda, che oggi come allora l'impianto antincendio dell'hotel Miramonti di fatto non esiste, non sappiamo se i rilevatori dei fumi e dei vapori sono agganciati al sistema di allarme acustico , se il progetto dell'impianto è stato regolarmente depositato presso l'ufficio comunale preposto, se esiste un manuale dell'impianto.....

 

Come tutti sappiamo il Grand Hotel Miramonti Majestic di Cortina d'Ampezzo è di fatto stato commissariato dalla prefettura di Belluno, che ricordiamo dopo aver riscontrato le gravi violazioni delle misure prevenzione incendi, ai sensi del D.lgs 758/94 ha assunto la decisione di sospendere la licenza alberghiera. La legge parla chiaramente, una volta riscontrate le violazioni delle normative, i VVF sono dovuti ai sensi dell'art. 347 del codice di procedure penale a segnalare i fatti al Pubblico Ministero e poi decidere, ove ve ne siano le condizioni,di concedere 45 giorni tempo per adempiere alle prescrizioni del provvedimento amministrativo. La condizione per la deroga è che l'hotel Miramonti sarà commissariato, vale a dire una task force dei vigili del fuoco dovrà vigilare di giorno e di notte,dovranno essere sgomberati immediatamente gli arredi, i tendaggi, le sedie, rivestiti di tessuti non a norma.

Chiuderà la spa con i suoi luoghi essenziali come la BIOSAUNA, la sauna Finlandese, il bagno turco. Luoghi MARCI considerati ad altissimo rischio eppure fino a ieri frequentati dagli ospiti dell'hotel.Ma la proprietà si vedrà ridotte anche il numero delle camere almeno 45 posti letto, il garage, le sale meeting. Insomma in definitiva uno smacco per la famiglia Zanchetta e una chiara responsabilità di negligenza nella gestione degli impianti antincendio, così importanti per la tutela della salute e della sicurezza degli ospiti. Recita così la frase celebre all'ingresso dell'hotel GETUR " L'ospite prima di tutto ". Fatti che ricordano le scritte dei grandi principi etici di cui si fregiarono i lager nazisti, dove gli ebrei venivano poi arrostiti. La storia dei Rigopiano non ha insegnato niente a nessuno. Oggi si può ancora morire bruciati per negligenza o per un impianto incendio non a norma. Ma la cosa che colpisce della vicenda è che la famiglia ZAnchetta, aveva già avuto un precedente, non lontano nel tempo, con l'incendio scoppiato nell'altro albergo di proprietà a Cortina l'Hotel MAJONI di cui riportiamo la cronaca dettagliata de il Gazzettino e del Corriere delle Alpi, che oggi è diventato il megafono della famiglia Zanchetta e delle loro giustificazioni.

 MARENO. Una cicca avrebbe scatenato le fiamme. Un toast bruciato aveva fatto zittire l’allarme dell’hotel Majoni di Cortina, pochi giorni prima. Nessun segnale. Due circostanze emerse già nella prima udienza del processo per l’incendio colposo del 28 dicembre 2011 allo jesolano Angelo Comin per aver realizzato impianto di rilevazione e segnalazione manuale, senza un progetto obbligatorio dal 1990; al direttore riminese Roberto Mazzotti per non aver visionato le procedure del ripristino dell’impianto di rilevazione e tacitato il sistema; al tecnico della ditta antincendio, l’altro jesolano Stefano Bars per aver attestato positivamente i controlli dell’impianto, senza il progetto e la verifica sull’efficacia delle segnalazioni e al presidente trevigiano del CdA, l’imprenditore marenese Efrem Zanchetta (degli omonimi Magazzini e del Centro commerciale di Mareno, proprietario inoltre di alcune catene alberghiere) per aver proseguito l’attività senza il progetto, tralasciato la formazione del direttore e non aver isolato le varie vie di comunicazione all’interno dell’albergo. I carabinieri sono intervenuti alle 2.10, una ventina di minuti dopo i pompieri, che si trovavano a pochi metri per un incidente.

Il maresciallo ha raccontato le indagini: la prima ipotesi era che il fuoco fosse nato da un portacenere parzialmente bruciato in un ripostiglio al primo piano e si fosse propagato su un condotto di legno che si usava per far arrivare la biancheria dai piani. La centralina nell’ufficio del direttore funzionava e c’era un adesivo sull’interruttore, ma nessuna sirena. I due pompieri, anche un architetto hanno sottolineato il fatto che nessuno abbia sentito l’allarme. Peraltro quello stanzino delle donne delle pulizie (qualcuna fumava) aveva la porta e questa camera verticale in legno. Ci volevano dei lavori, ma ogni anni venivano prorogati. Non erano mai nemmeno cominciati, a quanto risulta. Settantaquattro furono gli ospiti evacuati: tanto fumo lungo i cinque piani dell’albergo a quattro stelle e, per fortuna, poche fiamme. Quella notte fu l’addetta alla reception a bussare alla camera del direttore per avvertirlo che c’era un incendio e ieri ha anche ricordato quel falso allarme del toast bruciato di pochi giorni prima. A qunato è stato dichiarato la dipendente non aveva mai fatto formazione antincendio fino a quel momento, e dopo invece comincerà a farne. Il giudice Coppari ha fissato tre udienze in inverno: la prima si terrà il prossimo 10 novembre.

 

Corriere delle Alpi del 17 aprile 2018

CORTINA. Majoni, quasi sette anni fa il rogo. Sta per arrivare in fondo il processo per l’incendio dell’hotel di Cortina del 28 dicembre 2011. Nell’udienza di ieri, davanti al giudice Feletto, c’è stato l’esame degli imputati: Angelo Comin (difeso da Lorenzon), che realizzò l’impianto di rilevazione e la segnalazione manuale in assenza di un progetto obbligatorio dal 1990;

 

il direttore Roberto Mazzotti (Bonfantini), per non aver visionato le procedure del ripristino dell’impianto di rilevazione e tacitato il sistema; il tecnico della Piave antincendi Stefano Bars (Dal Pozzolo), per aver attestato positivamente i controlli dell’impianto, senza il progetto e la verifica sull’efficacia delle segnalazioni; il presidente trevigiano del consiglio di amministrazione, Efrem Erasmo Zanchetta (Trotta), per aver proseguito l’attività senza il progetto, tralasciato la formazione del direttore e per non aver isolato le varie vie di comunicazione.

Significativa soprattutto la deposizione di Mazzotti, che ha spiegato di non aver mai trovato né il manuale della centrale antincendio né documento valutazione dei rischi specifico e generale. La sera del 28, stava dormendo, quando è stato svegliato dal portiere di notte per la presenza di fumo nei piani alti. Man mano che saliva, il fumo diventava più denso. Non è stato lui a chiamare i vigili del fuoco, perché ci aveva già pensato un ospite: «Mi sono messo a loro disposizione. Meno male che non ci sono stati feriti».

Una cicca avrebbe scatenato le fiamme, ma l’allarme dell’hotel non aveva suonato, perché zittito pochi giorni prima dopo il clamore provocato da un toast bruciato al bar. Non manca più molto alla sentenza, a quasi sette anni dai fatti. (g.s.)


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