La Repubblica .Pubblichiamo per importante interesse nazionale.
"Quando sono arrivata alcuni ufficiali della GdF e dei Carabinieri sono venuti nel mio ufficio per segnalarmi l'inopportunità di trattenere Marra nel gabinetto. Soprattutto di stare attenta perché lui aveva trascorso la sua vita a fare dossieraggi, ad acquisire informazioni per usarle poi come armi di ricatto".
"Certo, sia io sia Minenna le abbiamo riferito tutto, e in più occasioni. Ecco perché ora deve dare una spiegazione vera del perché ha preferito tenersi Marra e Romeo, pugnalando me e Marcello alle spalle".
La grande accusatrice di Raffaele Marra è una giudice di lungo corso, costretta a restare in trincea "per difendere il mio onore e la mia storia", dice Carla Raineri, per 32 giorni capo di gabinetto in Campidoglio.
In questo momento provo solo una profonda tristezza per quello che considero un fallimento, una sconfitta, per Roma e per le istituzioni italiane. Io però non intendo commentare le indagini in corso: sono un magistrato e rispetto il lavoro dei colleghi. Quel che dovevo, l'ho già detto al procuratore Pignatone".
Nel suo esposto racconta di aver avvertito "un clima di crescente ostilità", che Marra e Romeo erano onnipresenti, stavano sempre chiusi dalla sindaca e prendevano loro tutte le decisioni, senza fare toccare palla a lei, che pure era il capo di gabinetto in carica.
"È stato esattamente così. Io sono arrivata a Roma su insistenza di Marcello Minenna, che aveva accettato di fare l'assessore al Bilancio ponendo come condizione irrinunciabile di avere me a capo del gabinetto. Io ho ceduto, tra molti timori, perché pensavo di poter proseguire il percorso di legalità iniziato con il commissario Tronca. Presto ho però capito che noi eravamo considerati due corpi estranei, da far fuori in ogni modo".Nel suo esposto racconta di aver avvertito "un clima di crescente ostilità", che Marra e Romeo erano onnipresenti, stavano sempre chiusi dalla sindaca e prendevano loro tutte le decisioni, senza fare toccare palla a lei, che pure era il capo di gabinetto in carica.
"È stato esattamente così. Io sono arrivata a Roma su insistenza di Marcello Minenna, che aveva accettato di fare l'assessore al Bilancio ponendo come condizione irrinunciabile di avere me a capo del gabinetto. Io ho ceduto, tra molti timori, perché pensavo di poter proseguire il percorso di legalità iniziato con il commissario Tronca. Presto ho però capito che noi eravamo considerati due corpi estranei, da far fuori in ogni modo".
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