«No, non ho ancora deciso cosa farmi tatuare ora» ha tagliato corto. Di persona Fede non ha nulla della diva scostante, non corrisponde all’immagine che molti si sono fatti di lei. Di solito è cortese, sorridente, disponibile. Certo sa di essere Federica Pellegrini, è consapevole di quanto vale: cinque milioni di euro dagli sponsor all’anno, un quarto posto nella sua terza finale olimpica dei 200, che alla sua età sono un mezzo miracolo. Eppure all’inizio era tesissima, e ora è arrabbiata: «Il quarto posto ci può stare, ma non così». Perché? «Perché dalla fatica che facevo pensavo di andare più forte». Hai subìto la gara di testa? «Se a 28 anni devo ancora rispondere se ho subìto la gara di testa, do un cazzotto a tutti». Insomma, non è serata. Poi è corsa ad abbracciare Magnini, che ha tifato per lei dalla tribuna atleti, e a telefonare alla mamma a casa, a Spinea, numero memorizzato in agenda alla voce «Campo Base».
La Pellegrini non soltanto resta la più grande nuotatrice italiana di ogni tempo. È, con Valentino Rossi, la portabandiera di una generazione. I tatuaggi e i piercing sono il segno esteriore di un’appartenenza, in cui i suoi coetanei si sono riconosciuti: non a caso appena ha aperto un account Twitter, neanche con il suo nome – mafaldina88 -, ha subito avuto mezzo milione di follower, cui si mostra mentre accarezza il gatto della piscina di Verona, mangia Nutella al mattino con Magnini, si spoglia in spiaggia. Lei del resto è sempre stata di una sincerità al limite della provocazione. Quando una rivista sottopose i più famosi atleti italiani a un test sulla sessualità, quasi tutti si rifugiarono alla voce «non sa, non risponde». Lei rispose. Hai mai fatto l’amore nello spogliatoio? «Sì». Hai mai fatto l’amore sott’acqua? «Certo che sì». Gli adulti si scandalizzarono; le ragazze solidarizzarono.
Oggi Franziska Van Almsick è una signora sovrappeso, Laure Manaudou è qui a commentare le gare più tatuata di un marinaio fumando una sigaretta dietro l’altra, Alessia Filippi ha sostenuto invano a Roma la candidatura non fortunatissima di Giachetti e ha preso 57 preferenze. Lei è ancora in corsa. Forse l’ultima. In ogni caso, a 26 centesimi dalla medaglia. E comunque finisca è destinata a durare, oltre lo sport. Sul collo, appena sotto la cuffia, ha tatuata un’araba fenice, l’uccello immortale che ogni volta arde e ogni volta rinasce dalle proprie ceneri.

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