Altrimenti, del resto, non si spiegherebbero le fratture e le bruciaturedi sigaretta. Non si spiegherebbe perché il suo corpo sia stato ritrovato, in una zona molto frequentata come la strada che dalla capitale porta ad Alessandria, solo otto giorni dopo la scomparsa. E soprattutto non si giustificherebbe il fatto che, come riferisce Repubblica, il suo telefono a un certo punto sia statosganciato dalla rete per impedire che fosse registrato da qualunque cella dentro la città. Un intervento che fa pensare alla mano dei servizi.
“Dai segni lasciati sul suo corpo riconosco una firma nota”, racconta a La Stampa un giovane medico di El Fayoun che era amico di Regeni. “Sono simili a quelli che ho io. Giulio è stato ucciso così”. Il ragazzo egiziano riferisce di essere stato arrestato più volte, l’ultima pochi mesi fa, e di essere stato torturato in una caserma conscariche elettriche perché si rifiutava di parlare dei suoi “contatti” con l’opposizione. “Mi hanno portato in una cella sotterranea dove sono rimasto al buio per altri 8 giorni e lì si sono tolti i guanti. Hanno usato l’elettricità perché sotto gli 80 volt lasciameno segni e giacché io avevo contatti con i media sapevano che avrebbero dovuto ammazzarmi perché una volta libero non li mostrassi. Quando usano il taglierino vuole dire che hanno deciso che non esci vivo da lì. Le scariche duravano alcuni minuti, dopoperdevo i sensi“, è la sua testimonianza. “Ero certo di morire. Le scosse elettriche me le mettevano sulla schiena, nella parte bassa, vicino ai reni, e sulle ginocchia”.
da il Fatto quotidiano.it
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