Sarebbero «300 i civili, in maggioranza donne, bambini e anziani uccisi sabato dai miliziani dello Stato islamico vicino Deir Ezzor», nell’est della Siria. Lo denuncia l’agenzia ufficiale siriana Sana, citando testimonianze dei residenti, dopo che l’Osservatorio nazionale per i diritti umani aveva parlato di almeno 135 morti, 85 civili e 50 combattenti del regime siriano. Se confermata, sarebbe una delle più grandi stragi commesse in un unico giorno in quasi cinque anni di guerra civile in Siria.
Gli attivisti locali citati dai media curdi raccontano che «almeno 150 persone sono state decapitate, inclusi donne e bambini». I jihadisti hanno fatto strage «in due sobborghi controllati dal regime siriano a Dayr az Zor, Ayash and Begayliya». «Li hanno uccisi casa per casa», continuano gli attivisti.
Combattimenti sono avvenuti in diversi quartieri della città e nella rivendicazione del «grande attacco», l’Isis ha comunicato che i suoi miliziani hanno preso il controllo di Al-Baghaliyeh, periferia nord della città. È è proprio qui che sarebbe avvenuto il massacro di civili. I militanti avevano fatto irruzione sabato nel villaggio di al Bughailiyeh uccidendo più di 280 persone, in maggioranza donne e bambini, e gettando i loro corpi nel fiume Eufrate, nella campagna di Deir al-Zour, vicino all’Iraq. Diversi kamikaze, ha riferito la tv, si sono fatti saltare in aria vicino a luoghi di governo.
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