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ROMA INCHIESTA ESCORT MINORENNI BABY SQUILLO QUANDO LA SUOCERA FA IL PAPPONE E LA NONNA LADRA

Roma 1 Novembre 2013 Corsera.it Finiti in manette i papponi delle minorenni escort della Roma bene,ragazzine di quindici e sedici anni che si prostituivano.I soldi finivano anche nelle mani delle mamme.Non possiamo lamentarci e' il nostro ordinamento che con le sue leggi miserabili ha creato l'antefatto della prostituzione femminile ad ogni livello.baby squillo e donne in cerca di marito,il fine e' sempre lo stesso scucirti soldi a piu' non posso,ma lavorare neanche per idea.La Baby squillo sono un fenomeno di un'Italia devastata dal lassismo, dalla mancanza di valori etici e culturali oppure del sacrificio della disciplina.Ci sono le squillo baby e le squillo adulte,alle volte camuffate da signore perbene ragazze in cerca di un principe azzurro,ma alla fine,armate di figa tette e pompini,arrivano sempre al portafoglio.un sistema sbrigativo quello della prostituzione,l'Italia come Cuba e non mi meraviglio che dai proventi della prostituzione ne traggano utilita' anche le mamme,che poi sono le suocere arraffone,senza arte ne parte,che prediligono la prostituzione della figlia in luogo del sacrificio del lavoro.Una suocera che presto ti accorgi essere diventato una nonna ladra.La suocera arraffona diventa presto il Pappa della figlia che si sposa,il piano orchestrato ai danni degli uomini e' regolamentato dalla legge italiana.Per le donne sposarsi e' un affare,soldi,casa,mantenimento e mentre noi sgobbiamo,di note e di giorno per soddisfare ogni esigenza economica,ecco spuntare il palestrato di turno,anche lui senza una lira,incapace di sacrificio,che sceglie la via breve della prostituzione per rifarsi il guardaroba.Non c'e' speranza,ho visto tanti amici perire con mogli mignotte,ex squillo baby e adolescenti,caduti nella trappola del matrimonio e vedersi un culturista in casa che prende posto nel tuo letto nuziale.Un giorno torni a casa e la tua chiave non entra piu' nella toppa,qualcuno l'ha occupata.Nessuna difesa,matrimonio in pezzi,figli dispersi.Si difende soltanto chi puo',chi ha il fisico per alzare le mani.Baby squillo e suocere pappone,questa l'amara realta' ... della nostra societa' civile,quella italiana che forse per colpa della crisi,forse per scempio di valori umani e culturali,si dedica alla prostituzione come sistema di vita,un sistema educativo,forgiato dall'astuzia sapiente di una suocera incapace,che sfruttando la figa della figlia magari si fa acquistare la casa,la lavatrice nuova,la televisione,insomma vive a scrocco come ha fatto tutta la vita.Ma e' una suocera,pardon,una nonna ladra. Baby squillo,moglie squillo,suocera pappa e nonne ladre,il marito della societa' moderna esce devastato dall'esperienza matrimoniale,perde tutto,casa ,soldi,deve anche elargire il mantenimento per esser becco.Il ladrocinio e' consentito,perche' la suocera pappa,dopo aver infilato la figlia nel letto dello sfigato,diventa nonna e in virtu' della figliolanza ruba a piu' non posso.Se sei in mezzo meglio squagliarsela.Penso a chi con un misero stipendio ha visto la sua vita distrutta,infangata,senza futuro.Uno zombie. La fila di microcar arriva fino in fondo alla strada. Ci sono anche quelle in divieto di sosta. A bordo ragazzine che parlano al telefonino e aspettano le amiche all’uscita da scuola. «Ti ricordi? È quella che girava sempre con le minigonne e le magliette scollate...». Il passaparola va avanti da due giorni. E non accenna a fermarsi nemmeno davanti al portone del liceo classico a due passi dal centro, uno degli istituti della Roma bene, qualche mese fa già finito in un’altra indagine. Allora fu bullismo, oggi prostituzione. Le ex compagne di scuola delle due baby squillo nell’occhio del ciclone si ricordano bene di loro. «Appariscenti, si vedeva che amavano mettersi in mostra: vestiti firmati, molto sexy, insomma si notavano», racconta un’alunna del ginnasio. Lei, come le amiche che fanno capannello alla fine delle lezioni, indossa jeans, maglietta e scarpe da ginnastica. «Ecco, erano l’esatto contrario», tiene a sottolineare. «Con noi parlavano poco, era chiaro che avevano dei segreti. Amiche? Beh, forse fino a un certo punto. Poi le cose sono cambiate. Il loro giro era un altro e l’avevamo capito: avevano i soldi, altro che paghette settimanali, e poi le venivano a prendere dei ragazzi molto più grandi». Forse erano clienti. A 14 anni «un trentenne è un vecchio, qualcuno anche con la barba. Era chiaro che frequentassero gente diversa. Ma fino a questo punto proprio non potevamo immaginarlo - dice un’altra fuggendo via -. Una non la vediamo da un anno, ci hanno detto che ha mollato gli studi. L’altra invece l’hanno iscritta in un’altra scuola, qui vicino. Ma anche lì non è che si veda spesso». Le ragazze preferiscono non aggiungere altro. La campanella è suonata da un pezzo. Lì vicino ci sono i genitori dei bambini delle elementari. Il pudore e un po’ di paura prendono il sopravvento quando il discorso si sposta su chi, quasi ogni giorno, andava a prendere le «lolitine». E su chi confabulava con loro nei giardini fuori dal liceo e nei pub del quartiere. Meglio descrivere le due ribelli: «Sempre truccate, un po’ eccessivo per stare sui banchi. E poi i tatuaggi, il modo di parlare già da grandi, così diverso da noi. Fumavano, questo sì, sempre con la sigaretta in mano. Certo, poverette, per quanto grave quello che è successo non è giusto che siano finite in questo casino». Solidarietà al femminile che anticipa di qualche ora le parole di una delle baby squillo, ascoltate dai carabinieri: «Ho sbagliato, lo ammetto, sono pentita. All’inizio era tutto un gioco, o almeno così sembrava. Poi la cosa è diventata pesante e non sono più riuscita a tirarmi fuori». Forse alcuni di quegli adulti che andavano a prenderla sono già fra i 10 indagati nell’inchiesta sulle prostitute minorenni sfruttate da quattro uomini - non in affari fra loro, solo due si conoscevano di persona - interrogati ieri in carcere dal gip. Si sono difesi sminuendo il loro ruolo nella vicenda, ma proprio questo comportamento, secondo gli investigatori, potrebbe aver invece aggravato la loro posizione. Lo stesso ha fatto la madre di una delle minorenni, anche lei in cella. «Non ho mai incitato mia figlia a prostituirsi», ha replicato, ma l’accusa nei suoi confronti parla di pressioni affinché la ragazzina incontrasse uomini anche quando stava male, con la raccomandazione di continuare comunque a studiare e fare i compiti. Ora però è sui clienti che si concentra l’attenzione dei carabinieri del Nucleo investigativo: oltre agli indagati, si ritiene che siano decine quelli da identificare e convocare in caserma. Rischiano il carcere anche loro, con condanne da uno a sei anni. «Non sapevamo che fossero minorenni», ha già detto qualcuno. Hanno fra i 25 e i 40 anni, di varia estrazione sociale. Ma soprattutto non sono solo romani. Gli investigatori, che hanno cominciato ora gli accertamenti, ritengono che il giro - nato sulla Rete e proseguito con i messaggi su WhatsApp - sia molto più vasto, esteso anche ad altre regioni e ad altre ragazze. Maggiorenni e minorenni. La punta di un iceberg che potrebbe nascondere qualcosa di peggio.

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