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CORSERA CONI CONNECTION LA PORCATA DELLA COMMISSIONE DEI SAGGI COINVOLTI DE LISE NAPOLITANO SALVATORE CAPOTOSTI CHIEPPA CARDIA

Roma 23 Febbraio 2013 Corsera.it di Renato Corsini

Caro Beppe Grillo mandiamo a fondo la Commissione dei Saggi del CONI per evitare la giustizia ordinaria.La porcata della Commissione dei Saggi.Queste le nostre battaglie civili contro il potere della massoneria nello sport Italiano.

Matteo Corsini MIR Moderati Italiani in Rivoluzione

Malagò presidente del CONI. Mentre dovrebbe avanzare il nuovo, Pescante e Gianni Letta permettendo, il vecchio stantio, l’aria fritta, continua ad aleggiare. La istituzione della Commissione dei Saggi per riformare la giustizia sportiva. Due soli gradi di giudizio e 90 giorni per chiudere le inchieste. Nomi illustri.Pasquale De Lise ex presidente del Consiglio di Stato,Giulio Napolitano professore di diritto pubblico figlio del presidente della Repubblica, Paolo Salvatore ex presidente del Consiglio di Stato, Piero Alberto Capotosti e Riccardo Chieppa ex presidenti della Corte Costituzionale, Lambendo Cardia ex presidente del Collegio dei revisori del CONI  ex Consob, e Giovanni Verde ex vice presidente CSM.  L’ultima idea di Petrucci per portare lo sport fuori dai Tribunali. Dispiace osservare il coinvolgimento di sette illustri personaggi in un progetto di riforma della giustizia sportiva ....

definita autorevolmente giustizia domestica. Siamo in tema di diritti soggettivi e di interessi legittimi distinzioni sottile e controversa. In un sistema monopolistico sarebbe più appropriato dire che si è in tema di diritti costituzionali. Art.21 Cost. “ Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola,lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”. Se si pone questo principio a fondamento della organizzazione delle attività sportive l’impalcatura monopolista cade a pezzi. Il monopolio è la negazione della libertà di organizzarsi di concorrere alla realizzazione delle attività sportive.

Costringere dentro un sistema pubblico le regole organizzative è colpire la libertà e l’indipendenza delle stesse attività che si intendono perseguire. La giustizia sportiva non ha senso alcuno proprio per la sua intrinseca limitazione della libertà individuale, del diritto al dissenso, dell’interesse a operare al di fuori del contesto gerarchico e esclusivo costruito intorno al CONI e alle sue federazioni. Non è materia di probiviri la risoluzione di controversie sfuggendo al concetto di azienda. LO sport è una componente economica produce lavoro, professionalità,ricchezza, richiede investimenti nelle infrastrutture di base per potersi sviluppare e espandersi. Il sistema pubblico paralizza l’iniziativa privata, la mortifica, la colpisce a morte, la espelle dal sistema. La colpa è del legislatore incapace di comprendere la mutazione dei tempi nel tessuto sociale e economico. La giustizia sportiva, la giustizia domestica, è al servizio del mantenimento del potere sportivo. Corsera magazine lo ha messo in piena luce, evidenza dei fatti.

Il metodo pubblico monopolista è metodo antieducativo , antidemocratico, socialmente negativo. Se si accetta il metodo si accetta di svolgere un compito contrario agli interessi diffusi della collettività che vuole occupare le sue posizioni in libertà e nella concorrenza.. La difesa del metodo comporta una lesione a livello costituzionale ogni qual volta  si sottrae il diritto al ricorso del giudice naturale. Non si comprende come illustri costituzionalisti possano accettare di trattare una materia così lontana dal terreno giuridico a loro abituale e congeniale. E’ vero che la Corte Costituzionale ha accolto inspiegabilmente la presenza del monopolio sportivo nell’ordinamento statuale voluto dal legislatore. E’ vero anche che ha tentato di salvaguardare al meno il diritto al risarcimento del danno subito dalla giustizia sportiva sdoganando il ricorso al giudice naturale. Una presa in giro quando solo si osserva che sono in gioco danni derivanti dalla lesione del diritto al lavoro, della professionalità, del diritto ad organizzare le attività sportive con criteri di imprenditorialità. Così evidente è la prudenza dei sette saggi che hanno previsto l’istituzione di un fondo rischi per ogni federazione. Una bella trovata che avalla il sistema monopolista. E qui rientra la Costituzione con i principi fondamentali, con i rapporti etico sociali, con i rapporti economici. I provvedimenti da assumere sono relativi alla liberalizzazione delle attività sportive. Se i sette saggi vogliono assumersi la responsabilità di accettare il sistema pubblico monopolista e la sua copertura assicurativa con  l’uso di una giustizia domestica non credo che facciano una buona cosa. Possibile che non si voglia accettare e non si capisca che lo sport è un’attività economica e sociale al pari di qualsiasi altra attività dove capitale, lavoro,rischio d’impresa,ricerca,professionalità si integrano sinergicamente.La condizione essenziale è la liberalizzazione per consentire l’apertura a organizzazioni alternative che non debbano essere certificate dal monopolista. Di questo si deve occupare il legislatore anche ricorrendo a risorse pubbliche nel settore delle infrastrutture di base eliminando l’apparato pubblico parassitario e clientelare.

Renato Corsini.

 


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