MILANO (MF-DJ)--Cresce il numero di aziende italiane che escono dal mercato non riuscendo a far fronte alla crisi in atto. Secondo quanto emerge dai dati Cerved relativi ai primi nove mesi del 2012, i fallimenti sfiorano infatti quota 9 mila (+2% a/a), a cui si aggiungono 1.500 procedure concorsuali non fallimentari (+7,3%) e 45.000 liquidazioni (+0,3%).
Inoltre, allargando il campo di analisi a tutte le procedure concorsuali e ai casi di liquidazione volontaria dell'azienda, emerge un impatto ancora significativo della recessione: tra gennaio e settembre del 2012 sono infatti uscite dal mercato 55.000 aziende, valore record...
nel decennio (+0,8% a/a).
"Il forte aumento del numero di imprenditori che decidono volontariamente di liquidare le proprie societa'", commenta Gianandrea de Bernardis, a.d. di Cerved Group, "e' un aspetto che fa riflettere, soprattutto se a chiudere sono imprese in grado di creare ricchezza. Le liquidazioni aumentano anche tra societa' sane, che probabilmente hanno aspettative pessimistiche sul futuro. Capire le ragioni del fenomeno e il destino di queste societa' e' fondamentale per invertire le tendenze in atto".
I dati relativi alle societa' di capitale, da cui si sono escluse le cosiddette scatole vuote (aziende attive sulla carta ma che di fatto non operano sul mercato), consentono di misurare con accuratezza l'impatto della crisi su settori e aree geografiche, e segnalano alcuni fenomeni non evidenti dall'analisi dei soli default.
Le chiusure crescono in particolar modo nei settori delle costruzioni (+9,9%), del terziario (+6,3%) e nella manifattura (+1,5%). A subire l'impatto maggiore sono il sistema casa (+4,9%), il sistema moda (+4,5%) e il comparto utility/energia (+4,5%). Tra le regioni, quelle che hanno avvertito piu' pesantemente la crisi risultano Marche (exit ratio pari al 3,7%), Lombardia (3,7%) e Puglia (3,6%). com/ofb
Comments (0)