Roma 20 Novembre 2012 Corsera.it di Renato Corsini
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Federazione italiana Hockey, Elezioni da rifare. Come al solito il candidato uscente Luca di Mauro è stato rieletto al suo terzo mandato. La casta padrona una volta preso il potere non lo molla più. Il sistema CONI federazioni non consente una democratica e ragionevole rotazione delle cariche elettive. La partecipazione attiva e passiva degli associati nel ricambio non solo generazionale è ostruita finendo per mortificare lo stesso movimento sportivo. Un freno allo strapotere della casta sportiva appare sempre più necessario. Come è necessario rompere definitivamente il rapporto....
tra il CONI e le federazioni legate da un ridicolo e obsoleto connubio pubblico-privato. Il legislatore è miope e non intende rimuovere il paradosso per esigenze personali di taluni politici che pensano soltanto ai propri interessi personali. L’opposizione alla casta padrona si è svegliata. Le elezioni svoltesi il 23 settembre 2012 sono state impugnate da Sergio Mignardi candidato alla presidenza e Roberto Brocco, Francesco Cinti,Pierpaolo Giuliani, candidati al consiglio, difesi dall’avv, Giovanni Fontana. Il ricorso è all’esame della Corte di giustizia del CONI. La decisione è attesa entro dicembre.
Una volta prima che il legislatore delegasse al CONI il potere di decidere sulle controversie intra moenia ad occuparsene era il Tar del Lazio per via dell’ambiguo sistema bifronte dell’ordinamento sportivo. Così in quella sede si risolvevano le questioni disciplinari che non fossero di carattere tecnico. Ora senza togliere nulla alla indipendenza dei giudici e alla loro autonomia di giudizio ogni decisone emessa porta con sé sempre il dubbio derivante dal fatto che non è terzo il giudice inserito nello stesso ordinamento. Il legislatore ha sbagliato nel non prevedere che talune fattispecie di illegittimità ne venissero escluse lasciando la cura ad altre meno rilevanti e incidenti sulla partecipazione democratica degli associati. Le lezioni sono un avvenimento fondamentale per le attività sportive. Il loro svolgimento è incidente e rilevante per la democrazia, altrimenti ritorniamo indietro nel tempo.
Renato Corsini.
è convinto Sergio Mignardi, l’outsider che lo ha sfidato, dando voce alle tante società del settore
che chiedono con forza un rinnovamento. Tanto convinto da presentare un articolato ricorso all’Alta
Corte del Coni, organo supremo della giustizia sportiva, per chiedere l’annullamento dell’assemblea
che ha eletto Di Mauro e la ripetizione del voto, non prima che la stessa Alta Corte abbia definito in
modo trasparente e corretto il numero delle società aventi diritto al voto e il loro “peso”. Le ragioni
di questa scelta sono state spiegate dallo stesso Mignardi e dal suo staff in una conferenza stampa
che si è tenuta questa mattina al Circolo Canottieri Lazio, a Roma, alla presenza dell’onorevole
Irene Pivetti, presidente emerito della Camera dei Deputati.
«Ho perso per soli 47 voti su 1.469 – spiega Mignardi – e i voti irregolari sono oltre 200. Avrei
accettato serenamente il verdetto se fossero state rispettate le regole, ma qui di regolare sembra
esserci poco. In primo luogo, la tabella adottata per decidere chi aveva diritto di voto e quanti voti
poteva esprimere ciascuna società è quella sbagliata: per il regolamento si doveva fare riferimento
alla stagione agonistica 2010-2011, e invece la segreteria della FIH ha fatto riferimento alla
stagione 2011-2012. E stranamente questo errore ha portato in assemblea 30 società che non
dovevano esserci. Venti di queste sono siciliane, e hanno espresso tutti i loro voti per Di Mauro».
Siciliano anche lui, Di Mauro è da anni presidente del Cus Catania. Città da cui vengono anche il
segretario generale della Federazione, Fabio Pagliara, e molti collaboratori. «In secondo luogo –
prosegue lo sfidante – la Fih non ha mai fornito l’elenco ufficiale degli aventi diritto al voto che
hanno preso parte all’assemblea. Ho chiesto ufficialmente il verbale, e mi hanno dato una relazione
sintetica, che non contiene alcuna informazione utile. Per ricostruire i fatti, insomma, abbiamo
dovuto fare un lavoro certosino. Ma proprio per questo la documentazione è solida e il ricorso
fortissimo. Ora aspettiamo il giudizio dell’Alta Corte, ma siamo pronti a ricorrere anche alla
giustizia amministrativa».
Ma i profili di irregolarità non si fermano qui. «Abbiamo chiesto all’Alta Corte l’abbreviazione dei
termini – spiega Giovanni Fontana, l’avvocato che ha curato il ricorso insieme a Roberto Brocco,
Francesco Cinti, Pierpaolo Giuliani, i candidati al consiglio – vogliamo ripetere le elezioni. E
abbiamo anche chiaramente chiesto alla Corte di indicare lei le società che hanno diritto di
partecipare, e di nominare un commissario ad acta che verifica la regolarità della nuova tornata. A
Catania, il 7 settembre, i seggi per l’elezione dei delegati sono stati aperti un’ora prima di quanto
previsto dal regolamento, alle 14 anziché alle 15. E alle 15, quando sono arrivati a votare atleti e
tecnici, sembra ache avevano già votato un centinaio di persone». Seri dubbi anche sul Cus Catania,
di cui Di Mauro è presidente nonostante una chiara incompatibilità tra i due incarichi. Sulla
questione pende un ricorso, presentato da Sergio Melai, presidente onorario della Fih. «o
l’affiliazione del Cus Catania è inesistente e quindi vano tolti questi ulteriori 43 voti o il Presidente
federale è decaduto dal suo incarico”.
La decisione della Corte è attesa in 45-60 giorni.
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