PROVE INQUINATE - Sulla richiesta di arresto dovrebbe aver pesato inoltre il pericolo di inquinamento delle prove, se non di fuga. Parolisi, infatti, avrebbe tenuto per gli inquirenti un comportamento ben strano. Il 19 aprile, il giorno dopo la scomparsa di Melania (che sarebbe stata ritrovata cadavere il 20), Salvatore avrebbe cancellato il suo profilo Facebook, dove interagiva con l'avatar «Vecio alpino». Successivamente si è sbarazzato del cellulare «dedicato» con cui comunicava con Ludovica P., la soldatessa con cui aveva una relazione extraconiugale.

CARMELA MELANIA REA L'ASSASSINO UNA BESTIA CHE VOLEVA SCANNARLA
DEPOSITATA L'AUTOPSIA - Mercoledì 13 luglio è stata depositata, da parte del medico legale Adriano Tagliabracci, la perizia relativa all'autopsia effettuata sul corpo di Melania Rea. Potrebbe essere stato questo l'elemento, intrecciato alle testimonianze raccolte dai carabinieri e ai risultati degli accertamenti del Ris, che ha portato ad un'accelerazione dell'inchiesta e alla richiesta di arresto per Parolisi. Per il medico legale Adriano Tagliabracci l'assassino di Melania Rea ha tentato di «scannarla». Secondo l'agenzia Ansa è questo il termine usato nel referto. L'omicida avrebbe aggredito la donna da dietro cercando con un coltello di colpirla alla gola, ma il tentativo di fuga della donna l'ha costretto ad accanirsi su di lei quando Melania, caduta durante la fuga, era a terra, supina. Le coltellate l'hanno raggiunta al capo, al collo e al tronco. I colpi sono stati inferti con armi diverse: un coltello e un oggetto contundente. I colpi post mortem, quelli inflitti con un oggetto contundente, forse un punteruolo, sono stati inferti diverso tempo dopo quelli che hanno provocato il decesso della donna, addirittura più a ridosso del giorno - il 20 aprile - in cui il cadavere è stato ritrovato.
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