Omicidio Yara. Percossa ripetutamente con un oggetto contundente e poi uccisa, quando già priva di conoscenza, con la forza delle mani che l'hanno soffocata. Così sarebbe morta Yara Gambirasio, la tredicenne di Brembate di Sopra trovata cadavere, a tre mesi dalla scomparsa, lo scorso 26 febbraio in un campo di Chignolo d'Isola, una delle zone battute da quei volontari che l'hanno creduta viva per ben novanta giorni. A sostenerlo è il settimanale Oggi che, nel numero che uscirà in edicola domattina, pubblica alcune presunte indiscrezioni sui nuovi risultati provenienti dalle perizie effettuate nelle scorse settimane dai medici legali e dall'anatompatologa Cristina Cattaneo. Per quanto riguarda le ferite rinvenute sul cadavere, l'assassino avrebbe agito su Yara quando già la ragazzina era morta. Un approccio finito male? In questi ultimi giorni, a tenere banco, tra i commentatori e tutti coloro che seguono la vicenda della giovane ginnasta bergamasca sin dall'indomani della sua scomparsa, sono stati i tentativi di interpretare l'agire dell'omicida

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