Roma 5 Dicembre 2010 CORSERA.IT
Massimo Ciancimino sotto scorta,elude gli agenti e si reca da Bologna a Verona per incontrare un signore Girolamo Strangi inquisito per associazione mafiosa,si ritiene rappresentante della cosca dei Piromalli della Piana di Gioia Tauro.Il giovane figlio dell'ex Sindaco di Palermo Vito Ciancimino gli avrebbe detto: «Quando mi senti in televisione tu fottitene
Massimo Ciancimino non è andato per caso da Girlamo Strangi...
.....poi ha proposto uno scambio all'uomo indagato per 'ndrangheta: la consegna di centomila euro in contanti contro assegni per settantamila euro.
Inattendibile dunque Massimo Cianciamino,pericoloso anche,perchè le sue false testimonianze potrebbero condurre all'incriminazione di personaggi magari del tutto estranei ai fatti tra Mafia e Stato,come adesso appare la vicenda di De Gennaro.
Altra riflessione:Massimo Ciancimino incontra un esponente non ancora ufficiale della n'drangheta,Girolamo Strangi,senza paura della sua incolumità fisica,eppure per le Mafie è considerato un infame,uno dunque da eliminare.Mi pare che ha fatto quello che ha voluto senza pericolo.
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Un affare in apparenza poco conveniente per chi lo suggerisce. Dal quale nasce il sospetto che dietro l'operazione si nasconda una manovra per riciclare il denaro. Nel colloquio Strangi ha accettato la proposta di Ciancimino. Ma come quasi sempre quando il figlio di «don Vito» deve consegnare qualcosa, c'era di mezzo un viaggio in Francia dove Massimo Ciancimino doveva recuperare il denaro da recapitare a Gioia Tauro attraverso un altro personaggio legato a Strangi. Quest'ultimo, Strangi, è ritenuto un personaggio che gestisce gli affari e le questioni economiche della famiglia Piromalli, uno dei più noti e potenti clan della Piana. E quando la Squadra mobile di Reggio Calabria ha captato questa conversazione, la Procura guidata da Giuseppe Pignatone ha avvisato i colleghi interessati alle indagini su Ciancimino: le Procure di Caltanissetta e Palermo, oltre alla Direzione nazionale antimafia.
Sul figlio dell'ex sindaco mafioso che da due anni e mezzo riempie verbali sui rapporti tra mafia e politica dagli anni Settanta fino ai primi Duemila (il padre morì nel 2002) si allunga dunque il sospetto di una possibile «ripulitura» di denaro forse di dubbia provenienza, se l'interessato è diposto a perdere il trenta per cento del suo valore pur di avere degli assegni «puliti». Sul giovane Ciancimino pesa già una condanna per riciclaggio di almeno una parte del patrimonio accumulato dal padre condannato per mafia. E al di là della fondatezza dei sospetti che dovrà chiarire l'inchiesta calabrese, resta il rapporto con un inquisito per 'ndrangheta da parte del testimone che nei suoi ultimi verbali ha tirato in ballo l'ex capo della polizia e attuale responsabile dei servizi segreti (ma soprattutto investigatore di punta al fianco di Giovanni Falcone e poi nell'inchieste che portò alla cattura dei suoi assassini) Gianni De Gennaro.
Ciancimino jr ha detto che era «vicino» al misterioso «signor Franco», mai identificato anello di congiunzione tra Stato e mafia nella presunta trattativa, dopo avere in precedenza confidato a un investigatore che «Franco» e De Gennaro erano la stessa persona. Poi ha precisato che invece c'erano solo dei rapporti tra i due. Ieri ha spiegato che le sue dichiarazioni derivano da ciò che gli confidava Vito Ciancimino, molto risentito nei confronti di Falcone e De Gennaro: «Ai magistrati ho evidenziato che non ho mai condiviso la idee di mio padre su De Gennaro, che ha rappresentato la lotta alla mafia ed è un grande investigatore» Ed ha aggiunto: COTNINUA SU LA REPUBBLICA.IT
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