Istanbul 3 Giugno 2010 (Corsera.it)
I pacifisti della Freedom Flotilla,dopo tre giorni di carcere , sono giunti questa notte a Instanbul accolti da una folla immensa di circa diecimila persone,quasi fossero una squadra di calcio tornata vincente da un torneo.Sono arrivati anche i pacifisti italiani insieme alle bare degli altri attivisti assassinati.
I giornali di tutto il mondo scrivono che i pacifisti del convoglio ONG sono stati accolti da eroi,eppure dietro di loro c'è un lago di sangue,che forse si poteva e doveva evitare.Ha sparato Israele,hanno sparato le teste di cuoio,ma chi ha brandito le sbanghe e lanciato bottiglie incendiarie contro i militari?
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.... I pacifisti della Freedom Flotilla non sono eroi,ma attivisti internazionali che hanno voluto condividere un viaggio della follia,insieme a simpatizzanti filopalestinesi,che tutto erano tranne che pacifisti.La missione di Freedom Flotilla,era quella di riportare all'attenzione dei media le condizioni disumane in cui vive la popolazione di Gaza,affinchè il mondo trovi una soluzione definitiva per quella gente.La missione di Freedom Flotilla è stata invece un'altra cosa,un'operazione paramilitare,che ha inteso sfondare un blocco navale imposto da uno Stato Sovrano,violando ogni regolamento,colpendo con sbranghe e bottiglie incendiarie l'esercito della stella di David.Starei molto attento dunque a definire i pacifisti di Freedom Flotilla degli eroi,perchè il pericolo è che altri attivisti più o meno pacifici cercheranno di forzare il blocco navale , vedremo altri morti e il clima tra Israele e Palestina riprenderà ad incendiarsi.Avremo nuovi dolorosi attacchi terroristici,ci saranno nuovi kamikaze.
Quanto accaduto durante la strage di Gaza è semplicemente l'inizio di una nuova guerra,spettacolare dal punto di vista mediatico,ma che purtroppo si è macchiata di sangue di tante persone .Chi ha voluto lo scontro,ha strumentalizzato la missione delle ONG di Freedom Flotilla,per gettare benzina sul fuoco,per forzare il blocco navale e domani tentare di far giungere i missili di cui la strategia di HAMAS ha urgente necessità per riprendere le ostilità contro Israele.
Il tripudio di questa notte a Istanbul è il proscenio di un altro periodo terribile.
Il fine della pace è riconoscibile quando l'incantesimo della sua battaglia non si rompe,per nessun motivo,come dimostrano le clamorose proteste di Gandhi o Mandela.Quando il pugno di ferro del pacifismo si infrange e si rompe,vuol dire che lo spirito che ardeva dentro quelle navi era sicuramente un altro,come il proposito di forzare il blocco portando benzina sul fuoco della Striscia di Gaza,in luogo di medicinali e viveri per la popolazione.
La Striscia di Gaza è un carcere a cielo aperto per molta della popolazione che vi risiede,non dobbiamo dimenticare che HAMAS è una organizzazione terroristica senza ombra di dubbio e l'Occidente fa finta di niente,oppure non assume una posizione,per paura delle ritorsioni terroristiche.Ma se non prenderemo mai una decisione su questo tema ,continueremo ad avere paura di essere colpiti,paura che altri aerei colpiranno le nostre città.
Mai come in questo momento si deve tenere duro,mai come in queste ore il blocco navale deve funzionare,mai come oggi HAMAS deve convincersi che la sua logica è perdente.Mai come oggi la palestina deve comprendere che i suoi figli sono i figli dell'Occidente,ma se continueranno ad essere educati per immolarsi alla morte,loro moriranno e noi non potremo salvarli.
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GLI ITALIANI - I sei italiani tornano in patria in giornata. Quattro arriveranno con voli su Roma e Milano: Angela Lano, Giuseppe Fallisi e Ismail Abdel-Rahim Qaraqe Awin prenderanno un volo da Istanbul della Turkish Airlines alle 14.45 ora locale, con arrivo a Milano Malpensa alle 16.45. Manuel Zani partirà per Roma con arrivo previsto alle 10.40 a Fiumicino. Marcello Faracci è già partito per Bruxelles, mentre Manolo Luppichini dovrebbe partire da Tel Aviv direttamente per l'Italia.
«PICCHIATI» - All'arrivo nell'aeroporto Ataturk i pacifisti hanno raccontato di essere trattati brutalmente. «Siamo stati picchiati, prima sulla nave dai militari e poi ancora poco fa all'aeroporto di Tel Aviv - ha dichiarato Giuseppe Fallisi -. Ci picchiavano ad esempio se non ci sedevamo, e dopo averci picchiati ci mandavano i medici a visitarci. Siamo stati portati in un carcere in mezzo al deserto, appena finito di costruire: sembrava lo avessero costruito apposta per noi. In prigione non ci sono state violenze, avevamo a disposizione anche una doccia». Lo spagnolo Manuel Tapial ha raccontato di esser stato interrogato per tre ore dal Mossad, il servizio segreto israeliano, e che in tre giorni di fermo ha ricevuto solo un pasto. Anche due giornalisti australiani hanno denunciato di aver subito abusi.
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