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CORRIERE DELLA SERA.MUORE ALBERTO RONCHEY IL GIORNALISTA CHE AMAVA IL PATTINO ROSSO.

Roma 8 Marzo 2010 (Corsera.it)

Arrivava di buon mattino,ALberto Ronchey,allo stabilimento balneare da Tony a Fregene.Salutava quei pochi bambini che giocavano sulla battigia e prendeva il largo con il pattino rosso,dondolava tra i flutti,scompariva nel blu,immerso nei sogni,nelle profondità del mare.Un uomo comune,tra la gente comune,di cui non ti accorgevi quando arrivava,un sorriso sommesso,un gesto febbrile della mano.Ci mancherà molto,la sua arguzia.(C orsera.it)

e dal mondo della cultura in genere, Alberto Ronchey ha ricoperto la carica di ministro dei Beni culturali nel 1992 e nel 1994 e fu presidente della società Rizzoli-Corriere della sera dal 1994 al 1998. Secondo Indro Montanelli, il suo collega Ronchey era capace con la penna di raccontare il mondo grazie all'osservazione diretta, dal vivo, di uomini e paesi. "Noi dobbiamo a Ronchey - così disse Montanelli - alcuni dei migliori saggi apparsi negli ultimi trenta o quarant'anni nella carta stampata, non soltanto italiana, di politica, economia, sociologia (quella vera): frutto di lunghi soggiorni in tutti i paesi d'Europa, in America, in Cina, in Giappone, d'indagini da 007 nelle loro viscere, di attente e vaste letture". Di questa sua grande capacità, il ''rigoroso'' Ronchey ha dato conto di recente nel libro-conversazione con Pierluigi Battista ''Il fattore R'' (Rizzoli, 2004).

 

Il 29 ottobre 2002 dal palco del Teatro Olimpico di Vicenza fu lo stesso Ronchey a raccontare perché Gianni Agnelli lo scelse come direttore de 'La Stampa'. ''Chiesero un giorno al mio editore perché nel 1968 avesse scelto me alla direzione de 'La Stampa'. L'Avvocato Gianni Agnelli rispose: 'Perché Ronchey era allora una forza della natura'. Nel 1968 avevo 42 anni. Ora che ne ho 76, purtroppo mi sento uno sforzo della natura''. Il pubblico esplose in un grande applauso mentre a Ronchey gli veniva consegnato il premio giornalistico intitolato a Guido Piovene. Si trattava della seconda edizione del premio biennale, attribuito per la prima volta nel 2000 ad Enzo Bettiza, quando era presidente della giuria Indro Montanelli. La giuria che scelse Ronchey era presieduta da Bettiza.

 

Per il giornalista Giorgio Bocca, 90 anni il prossimo 28 agosto, Ronchey è stato "un collega da imitare. Definendolo ''un ottimo giornalista", Bocca ha dichiarato all'ADNKRONOS che ha saputo riportare la carta stampata italiana "all'esattezza, alla precisione, dimostrando sempre di essere molto attento ai particolari essenziali e alle cifre, mentre in Italia il giornalismo è soprattutto letteratura e quasi mai cronaca puntuale''. Ricordando come un tempo il corsivista dell''Unità' Fortebraccio lo chiamasse ''l'ingegnere'', per la sua precisione e il suo tecnicismo, il decano della carta stampa tiene a precisare: ''Non sono mai stato geloso di Ronchey, l'ho sempre considerato un collega da imitare''. Inoltre, secondo Bocca "è stato molto bravo come ministro, rivelando straordinarie capacità politiche insospettabili''.

 

Unanime il giudizio di stima tra i politici e numerosi i messaggi di cordoglio, tra cui quello del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il capo dello Stato dice di conservare "un forte ricordo personale per i rapporti di amicizia e di stima e di intenso, cordiale dialogo politico-culturale che mi hanno a lungo legato a lui". Napolitano ricorda poi che "Ronchey è stato figura di spicco del mondo democratico di impronta laica e repubblicana, protagonista del dibattito sui grandi temi della politica e della cultura, difensore appassionato di fondamentali valori di civiltà, come quelli costituiti dal patrimonio storico-artistico nazionale".

 

LA VITA. Alberto Ronchey nato a Roma il 27 settembre 1926, iniziò la carriera giornalistica come direttore de "La voce repubblicana", lavorando poi per ''Il Mondo'' e ''Il Resto del Carlino''. Nel 1956 è corrispondente politico da Roma per il ''Corriere d'Informazione'' e collabora con ''Il Corriere della Sera''. Dal 1959 è a ''La Stampa'', dove diventa corrispondente da Mosca, e poi inviato speciale, viaggiando in Europa, Egitto, Cuba, Biafra, Congo, Alaska, India, Giappone, Usa. Dal 1968 al '73 è direttore de ''La Stampa" e ''La Stampa Sera''. Dal 1974 è editorialista del "Corriere della Sera" e in seguito di "La Repubblica".

 

Nel 1981 divenne opinionista del settimanale "L'Espresso", tenendo la rubrica ''Il dubbio''. Poi collaborò con "Panorama". Ha lavorato a lungo per la Rai producendo documentari su Urss, Usa, Germania, Italia e questioni socio-economiche.

 

Ronchey è stato ministro per i Beni Culturali dal 28 giugno 1992 al 10 maggio 1994 nei governi Amato e Ciampi. Grazie al suo impegno ministeriale varò la legge n.3 del 1993 (conosciuta come legge Ronckhey), che ha contribuito a svecchiare la gestione del patrimonio artistico, aprendo all'iniziativa privata. La legge ha consentito tra l'altro a imprese esterne alla pubblica amministrazione di 'farsi avanti'' per organizzare servizi di accoglienza e ristoro nei luoghi d'arte, come caffetterie, ristoranti, librerie, biglietterie e guardaroba.

 

Dal 1994 al '98 Ronchey è stato presidente del Gruppo editoriale Rizzoli-Corriere della Sera e in seguito editorialista del quotidiano di via solferino. Tra le sue numerose opere di attualità e politica figurano, tutte edite da Garzanti: ''La Russia del disgelo'' (1963), ''Atlante ideologico'' (1973), ''La crisi americana'' (1975), ''Accadde in Italia. 1968-1977'' (1977), ''Libro bianco sull'ultima generazione'' (1978), ''Diverso parere'' (1983), ''Giornale contro'' (1985), ''I limiti del capitalismo (1991)'', ''Fin di secolo in fax minore'' (1995), ''Atlante italiano'' (1997) e ''Accadde a Roma nell'anno 2000'' (1998). Nel 2004 da Rizzoli è uscito il libro-conversazione di Alberto Ronchey con Pierluigi Battista ''Il fattore R'', un viaggio attraverso le svolte e le crisi che hanno segnato gli ultimi 60 anni di storia italiana e mondiale. Alberto Ronchey è padre della bizantinista Silvia Ronchey.

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