Roma 13 Febbraio 2010 (Corsera.it)
Da CronacaQUi.MILANO 13/02/2010 - L’ex presidente della Telecom Marco Tronchetti Provera non era affatto all’oscuro delle intercettazioni illegali e dei relativi dossier che, attraverso il suo gruppo telefonico, venivano redatti e acquisiti. E c’è di più. Oltre a sapere, era lui stesso a ordinarle, per avere vantaggi nei suoi affari. La pesante accusa arriva a quasi quattro anni da quella bufera mediatica e giudiziaria che fu ribattezzata “lo scandalo Telecom”.
A pronunciarla ieri davanti al giudice è l’investigatore privato Emanuele Cipriani, già titolare dell’agenzia Polis d’Istinto. Cipriani, in pratica, era il principale fornitore di dossier e di notizie riservate alla security di Telecom quando a capo della struttura c’era Giuliano Tavaroli.
Ma lui imputato di associazione a delinquere, corruzione e appropriazione indebita, non ci sta a fare da capro espiatorio. E così spara a zero su Tronchetti Provera, ma anche sulla Procura della Repubblica di Milano che avrebbe «salvato» Tronchetti. E l’ex presidente della Telecom ribatte: «E’ tutto falso. Cipriani vuole solo mettere in discussione quanto già accertato dai magistrati che, in 4 anni di indagini accuratissime, hanno accertato la mia totale estraneità».
Ma l’investigatore insiste: «In molte occasioni - ha dichiarato l’investigatore privato - il motivo delle indagini era quello di fornire elementi al presidente Marco Tronchetti Provera, che potessero essergli di aiuto in difficili trattative societarie, in affari che dovevano concludersi, nella gestione delle assemblee». Affermazioni che hanno avuto come risultato la convocazione di Tronchetti Provera da parte del gup per il 26 febbraio.
In particolare, rivela Cipriani, le indagini volute direttamente dall’ex presidente della Telecom ci sarebbe quella che riguardava anche Afef, moglie di Tronchetti. «Lei - spiega Cipriani - frequentava lo yacth dell’armeno Manoukian Vatche (amico di vecchia data di Afef) denominato “il signore della guerra” essendo noto ai servizi di intelligence di mezzo mondo come tra i più grandi trafficanti di armi pesanti». Ma a Cipriani sarebbero toccati compiti anche più leggeri, come quello di «trovare un posto barca» al panfilo di Tronchetti in pieno agosto a Saint Tropez, o assicurarsi di cambiare con gomme Pirelli i battistrada di un’auto presa a nolo all’estero da Giovanni, il figlio di Tronchetti.
«Se quelle investigazioni non occorrevano a me, ovvero a Tavaroli, - ribadisce l’investigatore - evidentemente occorrevano a chi, nell'ambito delle società Pirelli e Telecom, me le aveva ordinate».
E poi rincara la dose: «Mi chiedo soltanto come si possa pensare che un’azienda mi liquidi fatture per svariati milioni di euro dal 1997 al 2004, per migliaia di pratiche senza avere il benché minimo riscontro circa l’effettività delle operazioni compiute: nessuno sa nulla di niente e sono soltanto io a dover pagare».
Nel memoriale di nove pagine letto da Cipriani, l’investigatore elenca alcune delle attività svolte per conto di Tronchetti Provera. Fornendo spiegazioni tra l’altro su una pratica «dove questi in vacanza a Montecarlo con la moglie Afef frequentava lo yacth del cittadino armeno Manoukian Vatche denominato “Il signore della guerra” essendo noto ai servizi di intelligence di mezzo mondo come tra i più grandi trafficanti di armi pesanti. Situazione che scopriamo nel servizio di protezione in atto e che riferiamo puntualmente a Tavaroli che si catapulta dal dottore».
Arianna Giunti