ROMA - Le preoccupazioni sul deficit di alcuni paesi europei (Spagna, Grecia, Portogallo) continuano a indebolire i mercati mondiali. Dopo la chiusura in rosso di New York (Dow Jones -2,61%, Nasdaq -2,99%), la giornata non è stata migliore in Asia e in Europa. Tuttavia, dopo una mattinata in cui alcuni indici erano arrivati a scendere anche intorno al 3%, compreso quello di Piazza Affari, il dato sulla disoccupazione Usa a gennaio rischiara un po' il quadro, e anche Wall Street apre con un ribasso moderato. Alle prime battute infatti il Dow Jones cede 41,49 punti, -0,41%, il Nasdaq cala di 1,43 punti, -0,07% e lo Standard & Poor's 500 cede 3,49 punti, -0,33%.
L'economia Usa perde a gennaio 20 mila occupati, a fronte di un atteso incremento di 5 mila unità. A dicembre l'economia aveva perso 150 mila addetti (dato rivisto dalle iniziali -85 mila unità), mentre a novembre gli addetti sono saliti di 64 mila. Il tasso di disoccupazione (calcolato su una diversa base statistica) scende ai un minimo da 5 mesi del 9,7%, a fronte del 10% di dicembre e di un atteso aumento al 10,1%.
Questo dato ha spinto al recupero i listini europei, con Piazza Affari che ha quasi dimezzato le perdite rispetto ai minimi di giornata e scende ora poco più dell'1,5%. Questo comunque il quadro della situazione.
Giappone. Il mercato giapponese risente anche della situazione della Toyota colpita dalla class action avviata in Colorado per il malfunzionamento dell'acceleratore degli otto modelli richiamati, oltre che dal richiamo di 270 mila Prius negli Stati Uniti e in Giappone per i problemi ai freni. Ma la casa nipponica ha tentato il rimbalzo grazie ai conti trimestrali migliori delle attese e del rialzo delle previsioni sull'intero esercizio: i titoli della compagnia di Nagoya si sono allontanati dai minimi degli ultimi 10 mesi e sono saliti dello 0,45%, a 3295 yen.
Allarme in Europa. E' la Grecia a dare le maggiori preoccupazioni, al punto che la commissione europea ha deciso di mettere il paese sotto semi-tutela. Ma non solo. "Alcuni membri della zona euro, con delle posizioni di partenza diverse, delle caratteristiche diverse, condividono gli stessi problemi" dice il commissario uscente per gli affari economici e monetari, Joaquin Almunia. Un riferimento che non è piaciuto a Spagna e Portogallo. Allarme parzialmente corretto dal presidente dell'eurogruppo, Jean-Claude Juncker, che ha assicurato che i due Paesi, per ora, "non rappresentano un rischio" per eurolandia. Nel frattempo il premier greco, George Papandreou, dall'India, cerca di rassicurare i mercati: "Pronti a a tagliare fin da quest'anno il deficit del 4%".
Spagna. Entrata in recessione nel 2008, la Spagna ha visto i suoi conti pubblici peggiorare ad un ritmo vertiginoso, con un deficit pubblico passato dal 2,23% del pil nel 2007 all'11,4% nel 2009. Il suo debito pubblico è salito dal 36,2% del pil nel 2007 al 55,2% nel 2009 e dovrebbe schizzare al 74,3% nel 2012, secondo le previsioni del governo. Madrid ha promesso di riportare il deficit sotto il tetto del 3% nel 2013. Il governo ha annunciato la settimana scorsa un piano di austerità da 50 miliardi di euro in tre anni, accolto con scetticismo da alcuni analisti, che ritengono le previsioni di crescita troppo ottimistiche. Il deficit pubblico della spagna è vicino a quello della grecia, stimato al 12,7% per il 2009, ma il debito ellenico è nettamente superiore, pari a 113% del pil.
Portogallo. Il governo socialista si è impegnato a riportare il deficit pubblico all'8,3% del pil nel 2010, dopo il 9,3% del 2009, il livello record dall'inizio della democrazia, nel 1974. Il debito pubblico, pari al 76,6% del pil nel 2009, dovrebbe raggiungere l'85,4% nel 2010.
Euro. Moneta unica europea ancora sotto pressione. L'Euro passa di mano a 1,3675 dollari, dopo aver toccato in mattinata il minimo di 1,3648 dollari, toccando i livelli minimi dallo scorso maggio.
L'Asia. Dopo la chiusura in rosso di New York (Dow Jones -2,61%, Nasdaq -2,99%), la giornata non è stata migliore in Asia. La Borsa di Torkyo ha chiuso con una perdita del 2,89%. Hong Kong lascia sul terreno un 2,91%. In calo anche Shanghai (-1,78%), Sydney (-2,46%), Bombay (-2,26%), Taipei (-4,48%), Kuala Lumpur (-0,99%) e Bangkok (-1,65%).

Comments (0)