Ciampino 17 Gennaio 2010 (Corsera.it)
Rientrati i primi italiani all'aereoporto di Ciampino con un Falcon dell'Aereonautia militare .Sono 13 i primi italiani fortunati giunti al terminal tra una folla di giornalisti e fotografi...
Parlano i testiminoni di questa tragedia,
una dei connazionali rientrati - La scossa è stata talmente violenta che non riuscivamo a muoverci, era come stare su una piattaforma galleggiante. Siamo tutti un po' confusi ma stiamo bene, ringrazio l'equipe che è venuta in nostro soccorso, sono stati veramente fantastici". "La nostra casa fortunatamente ha tenuto, ma l'ufficio è andato distrutto" aggiunge la Iampieri, funzionaria dell'Onu ad Haiti, che ha riportato con sé il padre Bruno, il marito Misha Raphael e il figlioletto Leonardo, di dieci mesi.
Il suo racconto della distruzione che ha colpito l'isola viene arricchito di dettagli, colti dall'alto, e riportati dalle parole del capitano Angelo Gusai, il tecnico di volo del Falcon partito da Guadalupe, dove i nostri connazionali erano giunti a bordo di un C-130J dell'Aeronautica Militare, che aveva scaricato sull'isola un ospedale da campo e una ventina di tecnici della Protezione Civile: "Più ci avvicinavamo ad Haiti e più vedevamo il disastro: tetti delle case venute giù, nuvole di fumo, c'erano ovunque macerie".
Luca Panozzo, il comandante della missione, parla di "situazione complicata, ma eravamo informati dello stato dell'aeroporto. Ci eravamo preparati e avevamo imbarcato più carburante del previsto". Il Falcon, prima di dirigersi a Guadalupe dove ha caricato i 13 italiani, aveva portato ad Haiti alcuni dei primi aiuti dall'Italia. E il coordinamento con le operazioni condotte dal C-130 e con i funzionari della Farnesina, ci tengono a sottolineare gli ufficiali dell'Aeronautica, è stato ottimo.
''Ho visto una decina di aerei che non sono riusciti ad atterrare - racconta ancora Panozzo - e per non finire il carburante sono stati costretti a dirigersi altrove, senza poter scaricare i materiali che trasportavano". La soddisfazione più grande in questo tipo di missioni, spiega, è quando si riescono a portare in salvo anche dei bambini: "E' una sensazione impagabile".
Quello della Iampieri è uno dei tre nuclei familiari rimpatriati in Italia. Insieme a lei e ai suoi familiari, infatti, sono rientrati anche Michela Macchiavello con il marito Nudie Kobbie Yeboah e il loro figlioletto Nabi Kweku, di due anni. Festeggiatissimo da un nipote, è rientrato anche Francesco Nocera, 87 anni, il 'decano' degli italiani di Haiti, con 60 anni di vita sull'isola. Insieme a lui la moglie Rosa Marseglia e un'altra parente, Rosaria Di Fede. "Che torno a fare ad Haiti - risponde ai cronisti con la voce venata di malinconia - ormai è tutto distrutto".
A completare il gruppo dei tredici, anche una donna incinta di sei mesi, Diane Nsengiyunva in Fabiani, Matteo Menin, volontario dell'Onu, e il piccolo Alessandro, di due anni, figlio di Fiammetta Cappellini, la cooperante italiana che ha deciso di rimanere ad Haiti. Il bambino, che ha viaggiato accompagnato dalla signora Fabiani, sceso dall'aereo è stato preso in consegna dai nonni materni.
C'è anche chi, appena rientrato, pensa già a un possibile ritorno. Matteo Menin è salito sul Falcon per sottoporsi a dei controlli medici, è uno dei pochi che si sono salvati dal crollo dell'Hotel Christopher: "Ce l'ho fatta perché quando c'è stata la scossa sono uscito subito, avevo la porta dell'ufficio sul cortile, chi era ai piani alti è ancora sotto le macerie. Ho lavorato lì due anni e tornerò ad Haiti appena possibile, ad aiutare gli altri volontari".
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