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STORIA DEL SOLDATO SHALIT E LA GUERRA CHE SI POTEVA EVITARE.SILVIO BERLUSCONI INCONTRA BENJAMIN NETANYAHU,SERGIO DE GREGORIO IL CAPO DEI PASDARAN GENERALE JAFARI.

Roma 24 Giugno 2009(Corsera.it)di Matteo Corsini

Ieri è arrivato a Roma Benjamin Netanyahu,guarda caso nell'albergo del genero  di Gianni Letta,al nuovo Grand Hotel di Via Veneto,ricordate l'immobile al centro della diatriba giuridica con l'Avv.Giovanni Acampora?

Mentre Silvio Berlusconi riceve il Premier Israeliano a Palazzo Chigi,e si sprecano le dichiarazioni sul processo di pace in medioriente ,l'intera dirigenza della Fondazione Italiani nel Mondo ,da Sergio De Gregorio ,il sedicente senatore esperto nel salto della quaglia,ad un altro agente del Sismi Colonello Giuseppe Ioppolo e l'ex direttore del Sismi Nicolò Pollari,incontrano il capo dei Pasdaran Generale Jafari,siamo a ....

segui all'interno, anche le indagini del Sostituto Procuratore Pietro Giordano sulla Fondazione Italiani nel Mondo.

scrivi a redazione@corsera.it

 

.....Teheran nel Luglio del 2006.

Come mai l'intera attuale dirigenza della Fondazione Italiani nel Mondo capitanati dall'allora capo del Sismi Nicolò Pollari,un senatore  della Repubblica Sergio De Gregorio e un colonnello dei servizi segreti Giuseppe Ioppolo ,giungono segretamente a Teheran per incontrare i vertici del regime di Khamenei?

Il gruppetto scende  il 22 Luglio a Teheran all'Hotel Esteghal di Teheran,scopo della missione le negoziazione con i vertici del regime iraniano per la liberazione dei due soldati israeliani Ehud Goldwasser e Eldad Regev in mano agli Hezbollah libanesi,parte del bottino è anche il famoso soldato Shalit .L'ex direttore del Sismi ,Nicolò Pollari era sotto indagine per la nota vicenda del rapimento dell'imam di Milano Abu Omar.

Ma come andarono realmente le trattative? I soldati israeliani dovevano essere salvati,anche per evitare una guerra con il libano,che molti falchi della destra israeliana consideravano di facile entità,al contrario come tutti sappiamo lo Stato di Israele il 18 Luglio decise di entrare in azione ,ma i morti furono migliaia e la distruzione devastante.Civili del quartiere sciita di Beirut furono massacrati dai potentissimi bombardamenti dell'aviazione della Stella di David.

La guerra tra Israele e gli Hezbollah si poteva dunque interrompere nelle sue battute iniziali? Il Mossad era a conoscenza che la delegazione italiana dei servizi segreti agiva per concordare la libeazione dei tre ostaggi? Oppure era all'oscuro di tutto?

 

Nicolò Pollari e il Colonello Giuseppe Ioppolo furono ricevuti dal Comitato di Sicurezza alla presenza dell'attuale capo dei Pasdaran General Jafari,sono presenti  Ing Di Leva Mario, l'interprete Sara Fali e Annamaria Fontana la donna che i servizi segreti contattano al fine di organizzare gli incontri a Teheran.

Il negoziato prevede la liberazione dei tre ostaggi in contropartita del terrostia Samir Kuntar + altri 8 estremisti .Un accordo che viene sviluppato in tre distinti incontri a cui segue la firma direttamente negli uffici del Comitato di Sicurezza.Il direttore del Sismi Nicolò Pollari e Giuseppe Ioppolo tornano a Roma.

La trattativa si interompe,i servizi segreti israeliani erano a conoscenza del negoziato? Cosa era andato a fare Pollari realmente a Teheran?

A settembre a Teheran,per le stesse ragioni arriva anche Sergio De Gregorio,ma questa è un'altra parte della vicenda che sarà parte integrante dell' intervista esclusiva ad Annamaria Fontana che manderemo in onda questa sera intorno alle ore 20.00.

Intanto la spy stori è finita nella mani del sostituto pocuratore della Repubblica Pietro Giordano.

La spy story della Fondazione italiani nel mondo. Gianni Letta, De Gregorio, Pollari, Ioppolo. Al centro di una trama segreta in Iran. Le rivelazioni di una misteriosa dama in nero.

 

La denuncia sulla Fondazione italiani nel mondo, l’organizzazione politica del senatore Sergio De Gregorio, è stata assegnata al sostituto procuratore della Repubblica di Roma Pietro Giordano. De Gregorio ha pubblicizzato la sua creatura con un’affissione sistematica nelle principali città italiane di un manifesto. Il Garante della concorrenza e del mercato Antonio Catricalà lo ha definito “ una forma di comunicazione politica”. In realtà , la Fondazione si rivela come una copertura per allontanare sospetti sui i fini realmente e segretamente perseguiti. Le prove emergono dai fatti denunciati e ora all’esame del p.m. Giordano. Sussistono rilievi penalmente perseguibili ? E’ ciò che se vorrà appurerà  la Procura della Repubblica di Roma. La spy story è di quelle che svelano i retroscena, si fa per dire, del mondo dei nostri servizi segreti, si fa per dire, in particolare dei rottami dell’ex Sismi. A svelare i retroscena è una signora, una dama in nero Annamaria Fontana, che in una foto, anch’essa segreta, appare accanto ad un Ahmadinejad sorridente. Siamo a Teheran, fine luglio 2006. Il senatore De Gregorio, appena reduce dal salto della quaglia dall’Italia dei Valori al PDL, che gli è valso la presidenza della commissione difesa del Senato, il capo del Sismi Nicolò Pollari, un agente del Sismi Giuseppe Ioppolo, colonnello sell’esercito italiano, sbarcano all’hotel Esteghlal in elicottero. Sono accompagnati dal vice direttore dei servizi segreti iraniani. La missione di intelligence è ignota, come tutte le vere missioni segrete. Alla fine della spy story i quattro personaggi si mettono in posa per una foro ricordo con lo stesso presidente dell’Iran sempre sorridente. La donna in nero che ha partecipato alla attività di intelligence sta dietro le quinte. Il senatore non si accontenta. Si fa fotografare anche con il capo dei guardiani della rivoluzione. Anche in questa occasione la dama di nero sta dietro le quinte. La dama in nero decide di svelare i retroscena di quella missione segreta dove appare anche il Mossad, il potente e impenetrabile servizio segreto israeliano. Coglie l’occasione leggendo un articolo pubblicato da Corsera sul manifesto pubblicitario della nascita della Fondazione italiani nel mondo. La dama in nero rivela che nell’organigramma risulta componente del board Giuseppe Ioppolo insieme ad altre due persone,Maria Palma e Bernardo Martano. Che cosa ci stia a fare un colonnello sell’esercito italiano ex Sismi nella Fondazione, uomo di fiducia di Pollari, la dama in nero lo collega con la missione di intelligence svoltasi a Teheran. Tra la nascita della Fondazione e quella missione sussiste un legame, che unisce De Gregorio, Pollari e Ioppolo. A Gianni Letta che ha la delega sui servizi segreti, AISE e AISI, la costituzione della Fondazione non è certamente una realtà ignorata. E qui c’è da domandarsi che cosa abbia spinto Letta a ricevere Pollari a Palazzo Chigi nel bel mezzo della bufera cipria e merletti che si è abbattuta su Berlusconi. Il senatore accredita il capo dell’ex Sismi di una fedeltà incondizionata alle istituzioni. Il triangolo De Gregorio, Pollari, Ioppolo si è strasformato in un  quadrangolo con l’aggiunta di Gianni Letta.

Renato Corsini.

 

Chi è Samir Kuntar.

In un’intervista alla tv Al-Jazeera martedì 12 settembre, il leader di Hezbollah Hassan Nasrallah ha ribadito che i due soldati israeliani Eldad Regev e Ehud Goldwasser, sequestrati il 12 luglio 2006 su suolo israeliano e trattenuti in ostaggio in Libano, non verranno liberati se Israele non accetterà di scarcerare perlomeno Samir Kuntar, il libanese da più tempo detenuto nelle carceri israeliane, presentato da Hezbollah e da molta propaganda araba come un “prigioniero di guerra” e un “eroe della lotta di liberazione palestinese”. Ma chi è Samir Kuntar?

Cittadino libanese nato nel 1962 ad Aabey, in Libano, da famiglia drusa, Kuntar entrò a far parte del Fronte di Liberazione Palestinese (FLP), fazione terroristica filo-irachena guidata da Muhammad Zaidan (Abu Abbas).

Il 22 aprile 1979 Kuntar guidò un gruppo di quattro terroristi che, partiti da Tiro a bordo di un gommone, sbarcarono verso mezzanotte sulla spiaggia di Nahariya, città israeliana una decina di km a sud del confine israelo-libanese, con lo scopo di compiervi un attentato. I quattro si imbatterono in un agente di polizia israeliano, Eliyahu Shahar, che uccisero all’istante. Dopodiché entrarono in un edificio al numero 61 di via Jabotinski e fecero irruzione nell’appartamento della famiglia Haran prima che potessero sopraggiungere rinforzi di polizia. I terroristi presero in ostaggio Danny Haran, 28 anni, insieme alla figlia Einat di quattro anni. La madre, Smadar Haran, fece in tempo a nascondersi in un soppalco sopra la stanza da letto insieme alla figlia Yael, di due anni, e a una vicina. “Non dimenticherò mai – ha successivamente raccontato Smadar –l’allegria e l’odio nelle voci degli uomini di Kuntar mentre si aggiravano per la casa dandoci la caccia, sparando coi mitra e gettando granate Sapevo che se avessero sentito Yael piangere avrebbero gettato una granata nel nostro nascondiglio uccidendoci tutte. Così tenni la mano sulla sua bocca per non farla gridare. Acquattata là dentro, mi tornavano alla mente i racconti di mia madre su quando si nascondeva dai nazisti durante la Shoà”.

Tragicamente in quei frangenti Smadar provocò la morte per soffocamento della figlia Yael, accorgendosene solo troppo tardi.

Nel frattempo Kuntar e i suoi uomini tentavano una sortita e uscivano dall’edificio trascinando Danny e la piccola Einat sulla spiaggia, dove ingaggiavano una sparatoria con agenti e soldati israeliani. Fu in quel momento che Samir Kuntar sparò a bruciapelo alla schiena di Danny Haran davanti agli occhi della figlioletta, immergendolo poi in mare per assicurarsi che fosse morto. Subito dopo venne visto uccidere la piccola sfondandole il cranio con il calcio del fucile contro le rocce della spiaggia.

Intanto nella sparatoria rimanevano uccisi un secondo agente israeliano e due uomini di Kuntar (Abdel Majeed Asslan e Mhanna Salim Al-Muayed).

Alla fine, il quarto terrorista, Ahmed Al Abrass, e lo stesso Kuntar vennero catturati vivi, processati e condannati all’ergastolo.

Ahmed Al Abrass venne successivamente scarcerato, nel maggio 1985, nel quadro di uno scambio di 1.150 detenuti nelle carceri israeliane contro tre soldati israeliani sequestrati dal gruppo terrorista di Ahmed Jibril. Kuntar non venne incluso in quello scambio. Poco dopo, nell’ottobre 1985, un commando dell’FLP prese in ostaggio la nave da crociera italiana Achille Lauro, pretendendo la scarcerazione di Kuntar. Durante il sequestro, i terroristi palestinesi uccisero il passeggero ebreo americano Leon Klinghoffer, costretto su una sedia a rotelle, e ne gettarono il corpo in mare.

Samir Kuntar ha sempre rivendicato con orgoglio la “missione” compiuta nel 1979 a Nahariya. Nel marzo 2006 l’Autorità Palestinese ha annunciato che gli avrebbe conferito la cittadinanza onoraria palestinese.

Abu Abbas, il mandante di Kuntar e del sequestro dell’Achille Lauro, lasciato fuggire da Roma nell’ottobre 1985 dall’allora governo Craxi, trovò rifugio a Baghdad dove venne catturato da soldati americani nell’aprile 2003 mentre cercava di fuggire in Siria. Deceduto in carcere nel marzo 2004, è sepolto a Damasco.

(www.israele.net, 14.09.06)

Nella foto in alto: Samir Kuntar (a sinistra) fotografato di recente in un carcere israeliano insieme al capo delle milizie Tanzim di Fatah Marwan Barghouthi, anch’egli condannato all’ergastolo per omicidi terroristici

 

 

RomaPieno sostegno al processo di pace in Medio Oriente da parte dell’Italia, che offre non a caso la sua Erice per ospitare i negoziati. È il punto fermo che Silvio Berlusconi rilancia nel faccia a faccia con il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, giunto ieri nella Capitale per la tappa iniziale del suo tour europeo. Un obiettivo primario, da raggiungere attraverso la «smilitarizzazione» dello Stato palestinese e il riconoscimento di quello ebraico, non senza però «segnali significativi sul blocco degli insediamenti». In ogni caso, comune è la preoccupazione per quanto sta avvenendo in Iran. E non solo per la minaccia nucleare.
Conclusa la colazione di lavoro, durata quasi un paio d’ore, il premier esprime dunque a chiare lettere la linea del governo: «Abbiamo confermato il nostro sostegno al rilancio del dialogo israelo-palestinese, per promuovere la pace». In quest’ambito, sottolinea dinanzi ai giornalisti, «ho espresso apprezzamento per le prospettive circa la smilitarizzazione dello Stato palestinese, assolutamente doverosa, e anche per il fatto che lo Stato ebraico d’Israele debba essere riconosciuto». Ma «ci siamo permessi - continua - anche di attirare l’attenzione del primo ministro sulla necessità di dare segnali significativi sul blocco degli insediamenti, che altrimenti rappresenterebbero un ostacolo per la pace».
Dal canto suo, Netanyahu elogia la ferma posizione tenuta negli anni da Berlusconi, «grande paladino di pace, sicurezza e libertà». «Ti voglio ringraziare per la tua leadership e la tua amicizia - rimarca il leader israeliano - per avere sempre affermato la verità anche in momenti di venti contrari». Affermazioni che trovano riscontro nella scelta di fissare un incontro bilaterale ogni anno. Il primo si terrà in Israele, dove, riferisce il Cavaliere, «avrò l’onore di parlare alla Knesset». E «sarò molto lieto di visitare un amico in un Paese amico, che resterà tale per molti anni». Nell’attesa, per Netanyahu «è arrivato il momento di mettere in pratica il piano, che approvo al cento per cento, a cui Berlusconi lavora da un decennio». Ovvero, una sorta di nuovo Piano Marshall, incentrato anche sul turismo, che possa far decollare l’economia locale. E che potrebbe portare, come punto di partenza, «all’arrivo di un milione di turisti». Di conseguenza, posti di lavoro, «notevoli miglioramenti nelle condizioni di vita» e la «diminuzione degli estremisti». Insomma, «una grandissima speranza per il futuro, un beneficio economico per Cisgiordania, Israele e Palestina».
Altro tema caldo, che s’inserisce di diritto nel dossier principale, è la questione iraniana. «Ho manifestato molta preoccupazione sulla situazione - spiega l’inquilino di Palazzo Chigi -. E per quanto mi riguarda, ho ribadito la ferma condanna alle dichiarazioni negazioniste pronunciate dal leader iraniano verso Israele». Ma non solo. L’Italia, aggiunge il premier, ribadisce la sua «assoluta contrarietà» in merito alla «possibilità» che Teheran si possa dotare «di un armamento nucleare». Inoltre, ricorda il Cavaliere, «i nostri rapporti diplomatici con l’Iran sono sempre stati condivisi con l’amministrazione americana e Israele». E quelli economici continueranno «soltanto se fossero considerati positivi, sul piano internazionale» e «con la partecipazione esplicita» degli Stati Uniti. Per Netanyahu, intanto, «il coraggio mostrato dal popolo iraniano» - dinanzi alla repressione di un governo che «opprime il proprio popolo» - «merita l’acclamazione da parte degli uomini e delle donne libere».

 

 

 


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